UNO SGUARDO PARTICOLARE ALLA DISABILITA’

disabilità e politica nel Municipio XVI

Dobbiamo impegnarci insieme, sia nel Municipio XV di Roma Capitale, dove sono candidato presidente per il Popolo della Libertà, ma anche in tutto il Comune di Roma, perchè si possa dare una risposta onesta, non solo a livello intellettuale, ma soprattutto pratica, a tutte le forme di disabilità, comprese quelle degli animali.

Alla politica quindi il compito di riformare il sistema di welfare, ai tecnici la ricerca di sinergie in modo da prendere davvero sul serio i bisogni delle persone più fragili e delle loro famiglie e ai medici e agli operatori del sociale, la voglia di cambiare e sperimentare forme di intervento non più basate sulle sole logiche prestazionali

Una punto molto grave che voglio sottolineare, e per il quale desidero battermi a tutti i livelli: come ammesso dall’INPS in occasione dell’audizione del 2014 in Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, non ci sarebbero dati riguardo alle persone certificate con un handicap in situazione di gravità; nemmeno per difetto anche se poi lo stesso INPS ha stimato che in Italia ci sarebbero 3,1 milioni di persone con gravi disabilità funzionali (dati riferiti al 2013), un milione delle quali non percepisce però l’indennità di accompagnamento.

Welfare, un privilegio che non possiamo più permetterci?


In questo momento di forte crisi – riporta il Quotidiano della Sanità – di tenuta dei bilanci pubblici di tutti i Paesi occidentali ci si può chiedere se il nostro welfare è un privilegio che non possiamo più permetterci come sembra affermare qualche sbadato economista o una conquista della democrazia moderna che deve essere difesa e, se possibile, rinforzata proprio a partire dalla conoscenza dei bisogni delle persone più fragili.
 
A me sembra sia proprio così e la nostra esperienza conferma che la Legge-quadro sull’handicap del 1992 è una buona legge ed un esempio di come il legislatore italiano sappia, qualche volta, anche guardare in avanti.
 
Per almeno due ordini di ragioni: in primo luogo perché con essa è stato interrotto quel (perverso) circuito assistenzialistico che pretende di dare una risposta alla disabilità con la sola erogazione di benefits economici; in secondo luogo per aver indicato a tutti (professionisti compresi) un concetto moderno di disabilità, rendendolo indipendente da quelle variabili etiologiche che l’hanno gradualmente trasformata in mille rivoli diversi, considerandola uno stato aperto e dinamico ed un qualcosa il cui fenotipo è altamente instabile essendo essa il prodotto della disorganicità biologica e delle interferenze esercitate dall’ambiente in cui la persona vive.
 
Una buona legge, dunque, che ha voluto offrire una risposta ai bisogni di salute delle persone disabili non istituzionalizzate a tempo pieno per favorire la loro permanenza al domicilio e sostenendo, al contempo, i lavoratori impegnati nell’assistenza familiare delle persone disabili.